Questo blog utilizza solo strumenti di Google, non sono presenti software, app, plugin o altro di fornitori terzi.

This blog uses only Google tools, there are no software, apps, plugins or other things of third-party providers.

mercoledì 27 novembre 2019

Povero Parco di Villa Genero

Conosco questo parco dal 2011, lo trovo molto carino ed accogliente, perché ci sono dei bei prati, delle belle scalinate, un bel vialetto alberato e alcune piccole piazzette con panchine di pietra, più, in cima una piazzola più larga con una sorta di "balconata" su uno scorcio di collina torinese (per non parlare della bellissima vista su Torino dall'altra parte!).

Il problema è che tutto in rovina: il cancello d'ingresso è sempre aperto (di sera dovrebbe chiuedersi, invece no perché è rotto), le statue sono state tutte devastate, con teste mozzate e arti amputati, il fortino in cima è chiuso e imbrattato da scritte e disegni di ogni tipo, ecc.

Già all'epoca era così e sicuramente lo era da molto tempo prima.

Un vero peccato. A quanto pare nel 2020 qualcosa verrà sistemato.

M5S TORINO: alla faccia della DECRESCITA FELICE

Ennesima mossa ipocrita dei GRULLINI: prima parlano tanto di DECRESCITA FELICE, poi nei fatti non si sa in cosa consista questa tesi e soprattutto danno l'OK a dei lavori per la costruzione di un... SUPERMERCATO


Ma quanti ce ne sono? Non se ne può più!

Nel caso in questione, la prossima Primavera verrà aperto un Mercatò in corso Brunelleschi angolo via Bardonecchia, dove ora c'è un'area verde privata che si è miracolosamente salvata dall'urbanizzazione selvaggia.


In questo prato, fino a qualche tempo fa, a quanto leggo, c'era una colonia di... conigli?
Prossimamente invece un altro fantastico parcheggio, giusto per invogliare le persone ad intasare ancora di più le nostre strade e ad inzozzare i nostri polmoni.

E tutto ciò non solo facendo scontenti i residenti che avrebbero voluto un'area verde aperta, ma anche i mercatari del mercato lì accanto che hanno paura di perdere clienti e denaro.

domenica 17 novembre 2019

COPERTONI BDC: Vredestein vs Continental vs Vittoria

La mia vecchia CINELLI ha bisogno di nuovi copertoni:

anni fa cambiai quelle schifezze che montava quando l'acquistai usata (non ricordo il nome della marca e del modello, e neanche so se uscì così dalla fabbrica o se glieli avesse messi l'ex proprietario), comprando dal Mercantino del forum di BDC dei Vredestein Fiammante che monta tutt'ora (ho bucato solo 2 volte!).

Vero che a parte i primi 2 anni non l'ho usata moltissimo, però di anni ne sono passati e devo dire che vanno ancora. In realtà, devo capire se è solo una sensazione sbagliata. Nel senso che magari si sono induriti e quindi paiono scorrere bene, quando in realtà sono da... BUTTARE!

Di sicuro non posso continuare con questi correndo il rischio che mi si sfaldino dinnanzi gli occhi nel bel mezzo della strada, così mi sto guardando in giro per capire quale sarà il mio prossimo acquisto in ambito BITUMOSO.

Sì, forse sono uno die pochi a cui piace sia al BDC che la MTB!
Mi regalano sensazioni diverse e non potrei mai abbandonare l'una per l'altra, anche se una cosa è sicura: in BDC non mi vestirò mai totalmente come un BITUMARO, mi fa senso! :)

Ma torniamo ai copertoni:

volevo acquistare i Vredestein Fortezza Senso All Weather.

Poi ho trovato un sito che TESTA i copertoni e ci ho ripensato.

VREDESTEIN

Il punteggio finale è di 2 su 5, non raccomandato.
Resiste meglio alle forature (ma di 1 max 2 punti), meno però ai lati.
A parità di velocità, bisogna esprimere molta più energia rispetto agli pneumatici rivali.
Visto questo dato, ci si aspetterebbe una resistenza maggiore alle forature.

CONTINENTAL
Le Grand Prix 4000S II pesano 20 grammi circa meno rispetto agli pneumatici di cui prima; il numero di watt è inferiore; la resistenza alle forature è leggermente minore ma leggermente superiore ai lati.
A quanto pare tengono bene anche sul bagnato.
Voto: 5 su 5 
 
VITTORIA
Le Rubino Pro sono altrettanto famose, pesano all'incirca quanto le Vredestein e la resistenza alle forature, specie ai lati, è molto buona.
Voto: 4 su 5, perché l'autore del test afferma che quando vuoi accelerare, partendo dai 29 all'ora, devi sprigionare più potenza rispetto alle GP400SII (5 watt). Sciocchezze per chi vive il ciclismo come una passione e non compete.

Se invece volete vedere i dati di tanti altri copertoni, li trovate nell'apposita pagina "Road Bike Tires Rolling Resistance Review"

giovedì 14 novembre 2019

Copertoni KENDA per MTB: quale scegliere per XC?

In questo post voglio parlare brevemente di quali COPERTONI comprare per una MTB da XC di livello non professionistico, non da competizione.

Ho da poco comprato la mia 4^ MTB. Si tratta di una SCOTT ASPECT.
Ma attenzione: non intendo dire che ne abbia 4, ma che questa è la 4^ dopo averne possedute altre 3, tutte vendute!

FRW Westlake da XC (con ancora forcella a molla ed elastomeri da 80mm e freni v-brake, insomma, mooolto base, considerando anche il cambio che mi diede alcuni problemi), sicuramente la peggiore tra quelle avute, ma è stata la mia prima MTB e le voglio ancora tanto bene, perché ho fatto le mie prime uscite off-road con amici storici e perché sono andato all'Assietta, oltre ad aver fatto 2 gare (Rampignado + Superga, con esiti per nulla disastrosi).
Il prezzo non lo ricordo, penso sui €600;

DA BOMB Cherry Bomb da FR leggero (forca Marzocchi, molto base senza regolazioni, ed ammo da 130mm), questa è stata la MTB delle mille avventure con tanti amici vecchi e soprattutto nuovi: discese a tutto spiano in collina, in montagna (Pila, Bardonecchia, Sauze d'Oulx, Caldirola, Finale Ligure, Monginevro, ecc.), pistini da dual, i primi drop, i primi salti doppi, WOW, grandissime emozioni che vivranno sempre di me!
Purtroppo la qualità delle bici non era il TOP e infatti ebbi diversi problemi al forcellino e anche all'ammo. Comunque per €800 non ci si può lamentare.

CANNONDALE Prophet da AM/FR leggero (taglia M, mentre le altre erano S), presi questa bici qualche mese dopo aver venduto la Cherry perché volevo qualcosa di maggiormente pedalabile e che mi offrisse la possibilità di regolare con la pompetta le sospensioni.
Con questa ho infatti pedalato molto in salita (ricordo giri in Val Sangone, al Moncenisio, ai laghi di Ivrea, alla Sacra di San Michele...) senza preoccuparmi delle discese, anche perché cambiai subito i freni mettendone di più performanti (ora non ricordo se montasse i Magura Julie o se questi fossero quelli messi da me, boooh!).
Pagato usata ma praticamente nuova €1.000. Venduta perché comunque alla fine era troppo pesante per i giri pedalati che volevo fare.

E ora dopo tanti anni ecco la SCOTT Aspect da 27.5", taglia M.
Mi ci trovo bene, ma per essere da XC pesa troppo, d'altronde non è da agonismo e monta una forcella molto pesante da 2,2 o 2,3kg!
E' la mia prima 27,5 e ho subito sentito un ottimo feeling, trasmette sicurezza anche perché ha il manubrio bello largo e i freni, Shimano Deore, funzionano bene.

Parliamo dei suoi copertoni: la versione che possiedo monta dei KENDA SLANT SIX 27.5 x 2.10, 30 TPI.

Valore molto basso. Andando nel sito KENDA ho invece letto che i TPI delle SLANT sono 120.
Uhm, strana questa discrepanza. Sarà anche per via di ciò che la sento abbastanza lenta. Sulle bici da XC i copertoni dovrebbero essere appunto da 120, mentre in quelle da discesa 60 (non 30!) perché devono essere più resistenti agli urti.
Quindi o c'è stato un errore di trascrizione, oppure questi copertoni non vanno bene.

Sempre nel sito della KENDA, ho trovato i Karma K917 che potrebbero fare al caso mio:
più veloci, da 120 TPI e più leggeri: max 680gr vs max 792 degli Slant (min 539 vs 646gr).

Per cui se avete i KARMA fatemi sapere se vi trovate bene, se scorrono veloci e se sono resistenti alle forature.

Oppure se preferite quelli di altre marche, ad es. Maxxis, Continental, Vittoria, ecc.

GRACIAAAAS

martedì 12 novembre 2019

ITINERARIO PER MTB #8: TORINO - ABBAZIA DI VEZZOLANO

IN BICI DA TORINO ALL'ABBAZIA DI VEZZOLANO

Attraversare la collina torinese per giungere agli inizi dell'astigiano, raggiungendo un punto di interesse che raccoglie ogni anno migliaia di turisti affascinati dallo stile architettonico Romanico, è un'impresa di pregio che può regalare ottime soddisfazioni (nei dintorni ci sono tantissime chiesette del 1200 circa, ne scrissi QUI e QUI).


Vediamo quindi quali strade e sentieri ci suggerisce l'ottimo Tour Planner di Komoot.

da corso Moncalieri iniziamo la salita pedalando sui tornanti del Parco Leopardi;

da qui prendiamo il sentiero, dovrebbe essere il numero 16, che porta al Parco di San Vito attaverso anche Strada Antica di San Vito;

superato anche questo parco, dopo un'altra bella salita, giugiamo in viale Seneca, svoltiamo a SX e poi subito dopo a DX in Strada Vigne di San Vito: entriamo nel sentiero 16 che incrociamo a SX dopo qualche decina di metri;

questo sentiero, molto bello in discesa (ma ora siamo in salita!), giunge al quadrivio Raby: proseguiamo verso EST su Strada San Vito Revigliasco che ci porterà al Colle della Maddalena attraverso o l'asfalto - ma non lo consiglio - o un bellissimo sentiero che parte nelle vicinanze di questo incrocio multiplo:


come possiamo vedere, Komoot non ci consiglia di salire in cima al colle, ma di prendere il sentiero 12 che è prevalentemente in piano, per giungere sulla strada asfaltata che ci porta all'Eremo;

dall'Eremo scendiamo in direzione Superga e, poco prima della rotonda, prendiamo a SX il sentiero che, dopo una deviazione a DX, ci riporta sulla stessa strada asfaltata, nei pressi dell'Osservatorio astronomico di Pino Torinese (un po' sotto) -> ovviamente è possibile anche continuare su asfalto, tanto il tratto è breve;

da sotto l'Osservatorio, prendiamo il 2° sentiero a DX che troviamo in via Eremo che ci porta in via San Felice a Pino Torinese (zona Sud-Ovest di questo paese);

proseguiamo in direzione EST, SUD-EST imboccando via Monterotondo e il sentiero che nasce da questa via, per arrivare a Chieri, stando però a Nord di questo comune;

per andare verso la nostra meta, dobbiamo purtroppo prendere l'asfalto per giungere ad Andezeno: poco oltre questo paese, alla rotonda nei pressi di un curvone, svoltiamo a SX prendendo Strada Marentino che, con una deviazione a DX ci porterà nei pressi del Lago di Arignano;

stiamo a Nord di questo laghetto pedalando su una sterrata: giunti sulla strada che porta alla frazione Barbaso, la prendiamo per poi svoltare immediatamente a DX imboccando un sentiero sempre in direzione EST, SUD-EST;

quando troviamo una sorta di bivio, proseguiamo verso EST (la deviazione ci avrebbe fatto scendere a SUD verso Mombello di Torino);

come possiamo vedere dalla MAPPA, dobbiamo superare la cava di gesso e frazione Borelli: qui ci arriviamo su asfalto e alla 1^ deviazione giriamo a DX verso Bardella: poco sopra questa frazione, prendiamo la strada denominata Strada del Lis, sempre verso EST;

da qui dobbiamo raggiungere e superare Pogliano (direzione NORD);

proseguiamo verso... Betlemme: alla sua SX nasce il sentiero che porta proprio all'Abbazia di Vezzolano!

KM: 34 circa da corso Dante;
KM su sentieri: 18
KM su strada: 10 + 2,2 di pista ciclabile e 3,5 di strade secondarie
DISLIVELLO POSITIVO: 830 metri;
Tempo (allenamento medio): 3 ore e 50 circa solo ANDATA.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO? COPIA L'URL E CONDIVIDILO VIA EMAIL E SOCIAL, GRAZIE.

lunedì 11 novembre 2019

MI SONO ROTTO LE PALLE DELLE BUCHE NELLE STRADE!

Sabato, vista la mia voglia di pedalare e il bel tempo - se ho capito bene la temperatura ha toccato i 15° - ho preso la BDC per fare un po' di bitume e soprattutto superare i 60km. Alla fine ne ho percorsi 65.

Non male considerando che l'unica uscita degna di nota è stata in MTB martedì, mentre per tutto settembre e ottobre non ho fatto niente.

GIURO! Non so perché, mah, diciamo che va a periodi e che dopo la mazzata presa in salita ad agosto mi era passata la voglia (ero arrivato ad un bivio, neanche in cima purtroppo, tutto sudato e tremante per poi scendere rigidissimo... una vera MERDA).

Dicevo, ho fatto questo giro che è andato bene dall'inizio alla fine, dai, non posso lamentarmi.
Certo, ci sono stati dei punti in cui ho notato l'essere fuori forma, però niente crisi, anche perché 65 in pianura sono poca roba con la BDC.

Qualche salitella comunque c'è stata: quella di Trana e quella di Rosta.

Nella 1^ salita ho dovuto sorbirmi un maledetto ciucciaruota la cui utilità è paragonabile a quella della MUFFA. No scherzo, sei uno STRONZO, però mi hai fatto allenare.

Ma io dico: tu ciucciaruota non ti senti una MERDA a stare dietro al prossimo senza dire niente, senza proporti di stare davanti, di dare il cambio? A me frega nulla di fare conversazione con uno sconosciuto, ma almeno un ciao vuoi il cambio potresti anche dirlo, eh, brutta MERDA?
Questa MERDA di omuncolo ha pensato bene di starmi appiccicato fino alla rotonda del Lago Piccolo di Avigliana.

OK, per ora con la merda ho finito, ma dopo ricomincio per colpa delle condizioni stradali.

La 2^ salita è stata molto tosta. Ho preso la stradina che dalla stazione di Rosta porta sulla strada principale e non sapevo salisse così forte.

Ora entriamo in TOPIC, ovvero parliamo dell'oggetto in questione: LE BUCHE IN STRADA!

Forse ora non me le ricordo tutte, ma queste bastano e avanzano:

la prima serie di buche relative ad uno scavo (forse han messo i cavi della fibra) non ancora coperto, è quella, arrivando da corso Orbassano, in zona Fornaci a Beinasco in via Torino. Dura un bel po'. Spero la sistemeranno presto perché questo tratto di strada mi ha fatto veramente imbestialire;

il secondo punto rovinato è quello del ponticello ciclopedonabile poco prima Rivalta: manca un mattoncino o due, non ricordo, cmq è rovinato all'inizio arrivando da Orbassano.

il terzo tratto pericoloso sta nella pista ciclabile di Bruino perché in un punto è pieno di radici che affiorano coperte da foglie;

il quarto tratto è anche il più pericoloso è quello sito in via XXV Aprile e via Nobel ad Avigiliana: qui, infatti, prima troviamo all'incrocio delle due vie un bel quadratone pieno di sassi smossi (su Google Streetview si vede invece questo quadrato coperto, evidentemente di tanto in tanto fanno dei lavori)... oh, io me ne sono accordo all'ultimo e ci sono finito dentro!, dopo troviamo una serie di tombini infossati. Anche qui non so come ho fatto ma sono finito dentro uno e non ho ancora trovato il coraggio di controllare lo stato della ruota e dei raggi...;

il quinto tratto lo troviamo nella 2^ salita di cui prima, quella di Rosta: c'è un pezzo totalmente rovinato, eppure sempre su StreetView è normalissimo. Quindi la distruzione è opera recente;

il sesto punto è vicino a casa, in via Bernardo de Canal a Mirafiori: c'è un pezzo tutto dissestato che con la BDC non è proprio il massimo, anzi. Per fortuna lì non c'è mai nessuno così ho invaso la corsia opposta.

COME SEMPRE COMPLIMENTI ALL'ITALIA CHE AIUTA CICLISTI E MOTOCICLISTI AD AMMAZZARSI!

giovedì 7 novembre 2019

ITINERARIO MTB #7: COLLINE di RIVALTA e RIVOLI

IL GIRO DELLE COLLINE DI RIVALTA, REANO E RIVOLI IN UN COLPO SOLO!

Dei sentieri delle colline di Rivalta e di Rivoli ne ho già parlato QUI e QUI.

In questo post vediamo come unirle in un unico giro, data la loro vicinanza.

Arriviamo a Rivalta tramite la pista ciclabile che corre lungo il Sangone, partendo da Beinasco (o Borgaretto).
Al ponte della Variante del Dojrone, possiamo optare per proseguire per la stessa pista asfaltata o prendere la sterrata dall'altro lato.
Superiamo la SP143 e continuiamo il percorso su asfalto (sempre pista ciclabile).

OK, finalmente iniziamo il GIRO!

Arrivati in via Piossasco, svoltiamo leggermente a DX, poi subito a SX, alla 1^ via che prende il nome di via Pergolesi.
Al fondo inizia la sterrata che porta nella collina: al 1° bivio proseguiamo verso OVEST, quindi stiamo sulla SX, lasciamo perdere la deviazione a DX che ci riporterebbe a Rivalta.

La strada diventa carrozzabile perché porta a delle case. Siamo in via Secondo Mellano e possiamo scegliere tra: proseguire lungo questa strada e poi immetterci nella collina (deviando ovviamente a DX perché la collina sta a NORD); oppure svoltare al 2° secondo sentiero/sterrato a SX (prima delle case!) che corre in pianura.


Ambo le scelte sono valide perché i 2 sentieri si incroceranno dopo poco, tramite un ponticello sopra la bealera di Rivalta. Proseguiamo verso OVEST su una strada più larga fino a via Villarbasse/via Sangano di Sangano.

Terminata la pista, svoltiamo a DX su asfalto, poi, dopo aver superato il Sangone, prendiamo il 2° sentiero a SX (non il 1° perché porta a Trana).

Al 1° bivio giriamo a SX. Al 2° bivio stiamo sulla DX.
Proseguiamo verso OVEST poi NORD-OVEST fino ad entrare in via delle Vigne a Reano.


Non dobbiamo sbagliare optando invece per i sentieri che portano ai piedi del Moncuni perché sono impossibili da scalare.

Ora che siamo a Reano abbiamo 2 opzioni:

1 - saliamo al Moncuni dalla strada classica, quindi da quella che inizia nella frazione Case Canale, salendo prima dalla parrocchia di San Giorgio Martire, per poi scendere non più a Reano, bensì tenendoci larghi e arrivando nella strada che collega questo paesotto a Buttigliera Alta (anche qui attenti perché alcuni pezzi di alcuni sentieri che portano a questa strada sono pieni di sassi mossi).

2 - andiamo direttamente nella collina di Rivoli, prendendo via Maria Vittoria, per poi svoltare a DX sia alla 1^ sterrata che alla 2^ (o 3^).


Da questa collina, se vogliamo tornare a Rivalta, dobbiamo scendere a Villarbasse:
possiamo ad esempio prendere Strada Corbiglia poco oltre lo stagno Pessina.

Scende verso Sud e poi diventa via Rosta (è la strada che collega Villarbassea a Rosta).
In base alla nostra conoscenza dei sentieri del posto, possiamo optare anche per un  percorso meno banale, prendendo appunto qualche strada sterrata meno battuta.

Giunti a Corbiglia, superiamo la strada principale (occhio, può essere trafficata), ci rechiamo verso la collina di Rivalta e abbiamo anche qui 2 scelte:


1 - sfiorando Roncaglia prendiamo la sterrata e poi il sentiero che sta a SX e che costeggia il Rio San Quirico e il Garosso di Rivalta;

2 - prendiamo via della Bassa e prendiamo il sentiero che costeggia lo stesso Rio ma in un altro settore, poi sale e scende, incrociando il sentiero di prima.

In passato ricordo di aver fatto il 1°. Il 2° invece mi pare di no, se non forse nella parte in discesa, scendendo dal Truc Monsagnasco.

Ora possiamo arrivare con estrema facilità in via Di Vittorio oppure in via Condove.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO? COPIA L'URL E CONDIVIDILO VIA EMAIL E SOCIAL, GRAZIE.

La pista ciclabile più stupida di TORINO

Devo essere onesto: non si tratta di Torino, ma del suo hinterland. Ma poco importa, visto che anche in città si trovano piste in-ciclabili di tutti i tipi e per vari motivi.

Veniamo al dunque: di quale pista ciclabile sto parlando?

Ma di quel tratto di pista che fa parte dell'Itinerario CORONA DI DELIZIE che da Collegno porta a Savonera/Venaria Reale.

ECCO LO SCREENSHOT DI GOOGLE STREETVIEW:


La pista ciclabile arriva da sinistra, ovvero da Collegno, poi facendo il giro della rotonda, "sbuca" in questo punto da destra.


All'inizio della sopraelevata che supera la Tangenziale Nord di Torino, compare questo cartello che indica la fine della pista ciclabile e di conseguenza il DIVIETO di percorrere il marciapiede in bici.
Solo a piedi!

Certo, lo spazio è poco, ma perché vietare il passaggio delle bici in un marciapiedi che non viene MAI frequentato da persone a piedi? Siamo in una zona agricola e commerciale (grandi capannoni e magazzini), per cui chi va a comprare ci va in auto (o col bus).

E allora cosa deve fare un ciclista? Prima gli è stato detto di stare nella sua pista per evitare i pericoli della strada, e poco dopo lo si butta in mezzo alla strada!

ASSURDO, RIDICOLO, DA PAZZI!

Solo nel terzo mondo si possono vedere cose simili.

Per fortuna dei ciclisti, la pista ritorna a vivere poco dopo, esattamente in questo punto:


 Cambia qualcosa in termini di larghezza? No! L'unica cosa diversa è la presenza, nel tratto precedente, di un guard rail che però non è lato strada ma lato campo agricolo: ENNESIMA STUPIDATA ITALIANA


mercoledì 6 novembre 2019

Perché i CICLISTI non salutano?

Dopo un po' di anni sono finalmente uscito di nuovo in MTB! L'ho acquistato a metà ottobre ed è una semplicissima FRONT.

Per diversi anni ho avuto delle FULL, una più da Freeride, infatti l'ho usata anche nei Bike-Park come Pila, Bardonecchia, Prali, ecc., e una più da All-Mountain, infatti in salita mi trovavo meglio rispetto all'altra e cambiando i freni, devo dire che andava bene anche in discesa, pur perdendo un po' per via della lunghezza maggiore e dei copertoni più scorrevoli.

Così ieri ho presto questa mia nuova (in realtà usata) MTB Scott e ho deciso di fare un bel giro nella collina morenica di Rivoli.

Non c'era quasi nessuno:

uno che correva con i bastoncini e ad inizio percorso era già affannato e che non mi ha salutato (neanche io, ma per una semplice ragione, stavo sistemando l'altezza della sella e sgonfiando un po' le ruote);

una coppia che corricchiava (senza bastoncini, che in questo tipo di percorso con lievi pendenze non servono a niente);

3 con MTB da XC, quindi tipo la mia + 1 altro nel collegamento su asfalto tra questa collina e quella di Reano.

Il 1° mi ha superato senza salutare, senza neanche fare cenno con la mano o dire che mi stava per sorpassare (ma puoi? Oltre ad essere cafone sei anche scemo, perché devi sempre avvisare);

gli altri idem tranne uno che mi ha salutato leggermente solamente dopo averlo salutato io per primo!

Ma perché??? Già non c'è nessuno, già stiamo pedalando da soli, un cazzo di saluto fallo, no?
Metti che buchi, che ti si rompe la catena. Se non mi saluti col cazzo che mi fermo ad aiutarti.

Della coppietta, invece, mi ha salutato subito la ragazza. Grazie!
Io, visto gli altri 2 prima che non mi avevano proprio considerato, non ho salutato per 1°, cosa che invece faccio sempre senza problemi quando sono a piedi.

E questo è un punto molto interessante:

perché quando si è a piedi nei sentieri CI SI SALUTA SEMPRE, giovani-vecchi-allenati-fuori forma, ecc.? Viene proprio naturale ed è bello così! Tra ciclisti invece la faccenda cambia.

Perché i ciclisti devono salutarsi?

La risposta consiste in una serie di motivazioni che mi sono venute in mente e che secondo me sono giustissime:

1 - sono entrambi appassionati di bici, quindi potrebbero diventare amici;

2 - sono entrambi da soli in un posto naturale dove non c'è nessuno, quindi trovare una persona simile a sé dovrebbe far piacere;

3 - se si è da soli in un posto privo di persone, negozi, officine, ecc., conviene sempre essere gentili col prossimo in caso di bisogno di aiuto.

Questo è ciò che mi è venuto in mente.

Poi ho anche pensato che non mi avessero salutato perché non ero vestito da cross-cauntrista, infatti come sempre ho pantaloncini non attillati e pedali flat.

A proposito di abbigliamento più da AM/FR che XC: quando uscivo con la MTB FULL, in ogni posto ci si salutava e spesso si scendeva insieme, si facevano sempre nuove conoscenze e perfino amicizie. C'è tutto un altro spirito, forse perché per fare XC non serve per forza avere la compagnia, mentre quando si fanno salti e percorsi più impegnativi, è molto importante avere un gruppo pronto ad aiutarti o a infonderti coraggio. Resta il fatto che se NON saluti un tuo SIMILE sei proprio uno stronzo. Manco stessi facendo una gara o ti costasse chissà che fatica fare anche solo un cenno con la testa.

E non sto parlando di conversazione, ci mancherebbe, siamo lì per pedalare, sudare, guidare sopra foglie, radici e sassi, in discesa e in salita, non certo per parlare. Questo può capitare, a volte, arrivati in cima ad un monte. Ma anche in quei casi basta un saluto. Ci sta non avere voglia di conversare col prossimo, perché certe persone sono quasi moleste chiedendoti di tutto e di più, pensando di essere piacevoli e simpatiche. Magari lo sono, ma magari l'altro vuole starsene in pace per riflettere sulla sua vita o per godersi il panorama senza altre persone intorno.

MA IL SALUTO VA FATTO SEMPRE SE SI E' IN 2 GATTI IN QUEL DATO PERCORSO.

Posso capire il non salutarsi nelle piste ciclabili, ma quando sei sullo stesso percorso...

martedì 5 novembre 2019

Itinerario in MTB #4: RIVOLI - MONCUNI

DA RIVOLI AL MONCUNI IN MOUNTAIN-BIKE

Questo itinerario alle porte di Torino è famosissimo ed è molto semplice:

partendo dal Castello di Rivoli (al fondo menziono l'altro possibile ingresso alla collina di Rivoli) ci dirigiamo verso Ovest pedalando su viale Papa Giovanni XXIII, lasciando alla nostra SX il parco San Grato/Melano.
Continuiamo dritti fino a quando diventa Strada Fontana Costero.

Dopo poco ci troviamo dinnanzi ad un semplice bivio: a SX la strada asfaltata sale, a DX quella sterrata scende. E noi prendiamo quella che scende (anche se per poco).

Siamo dentro la Collina di Rivoli che ci porterà verso quella di Reano.
Troveremo qualche sali e scendi e anche la possibilità di prendere diversi sentieri che, comunque, non si allontanano troppo da quello principale, basta infatti andare sempre verso Ovest.

Giunti allo stagno Pessina, non continuiamo sulla Strada Comunale da Reano a Rivoli, ma prendiamo la Via dei Pellegrini che a differenza della strada di prima, è un bellissimo singletrack.

Come potete vedere dalla mappa, verso la fine del tratto rivolese della via dei Pellegrini, c'è una possibile deviazione sulla DX: non dobbiamo prenderla, altrimenti ci toccherà fare un pezzo in salita su asfalto:


Attenzione al tratto finale prima della strada: è in discesa e dissestato e può dare problemi ad alcuni biker.

Terminata la collina di Rivoli, attraversiamo la strada asfaltata e ci addentriamo nella collina di Reano: alla prima possibile deviazione giriamo a SX per prendere un nuovo sentiero che andrà sempre verso Ovest, pur curvando verso Sud dopo un po'.
Ora dunque la direzione è Sud, per cui dobbiamo tralasciare le varie possibili altre deviazioni.

Dobbiamo stare attenti a trovare il sentiero giusto, perché ce ne sono diversi e alcuni presentano tanti sassi smossi in salita. Se vediamo che il sentiero appena preso non va bene, torniamo indietro e cerchiamo la deviazione giusta.

La stradina che dobbiamo percorrere passa sopra case Canale e le frazioni Fiori e Benna di Reano

Arrivare da qui al Moncuni è molto semplice, basta seguire la sterrata e il sentiero principali.
Prima andando verso Sud, poi virando a Ovest, infine ancora Sud.


Se Mapy ci fa salire dal Bosco delle Radici (che io ho sempre fatto solo in discesa), Komoot ci suggerisce invece di prendere un altro sentiero (evidenziato in blu):


Per scendere dal Moncuni (Monte Cuneo) andiamo ancora verso Sud e poi verso Est, prendendo il sentiero detto dei Sette Punti.
Incontriamo poi il Bosco delle Radici girando a destra e prendendo la strada fatta prima o comunque la strada che va verso le frazioni di Reano. Impossibile sbagliare.

GUARDA LA MAPPA

Ora, come ti dicevo ad inizio post, ti parlo di come entrare in questa bellissima collina morenica di Rivoli, senza dover salire al castello di Rivoli:

se siamo su corso Susa e abbiamo svoltato in corso De Gasperi, alla 1^ rotonda svoltiamo in direzione castello (quindi a SX), ma il tratto in salita sarà veramente minimo, infatti alla 1^ deviazione a DX giriamo, prendendo via Reano che non a caso prende questo nome, perché poi troveremo sulla SX la strada sterrata che ci porta dentro la collina.

Optando per questa scelta, evitiamo la salita non solo al castello, ma anche quella che porta a strada Fontana Costero.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO? COPIA L'URL E CONDIVIDILO VIA EMAIL E SOCIAL, GRAZIE.

lunedì 4 novembre 2019

Itinerario in MTB #6: TORINO - ABBAZIA DI VEZZOLANO

Vediamo come raggiungere la famosa abbazia di Vezzolano (Albugnano) da Torino.

I percosi sono 3.

Mapy.cz ci consiglia di pedalare in pianura fino a Gassino Torinese e da lì prendere la strada asfaltata che sale fino a Cinzano.

 
Da qui scendiamo verso Berzano prendendo via Francesco Rossi.

Una volta sbucati nella SP16, svoltiamo a DX e poi a SX prendendo una stradina con 3 tornanti che ci consente di imboccare un sentiero che porta direttamente a Vezzolano.

Il punto più alto è Cinzano (481 mt slm). Si inizia a salire veramente in salita poco dopo Rivalba.

Partenza: corso Vittorio Emanuele II
Distanza: 33 km 500 mt circa (è possibile accorciarla, evitando di passare dal Parco del Meisino e di prendere le varie ciclabili e strade secondarie che porta a Gassino evitando la SS590)

Dislivello positivo: 530 metri circa
Tempo: 2 ore e 40 minuti circa 

GUARDA LA MAPPA

Se invece si parte da una zona più meridionale di Torino, Mapy consiglia un altro giro:
Moncalieri, Trofarello, Madonna della Scala, Chieri.


Da Chieri si va verso EST prendendo via Buttigliera, superando anche la SP128.
Questa stradina ci porta fino a via San Domenico Savio (da qui la strada inizia a salire maggiormente) che dobbiamo prendere andando verso NORD per arrivare ad Arignano.

Da qui si va a Barbaso, Borelli, Bardell, prendendo poi la strada che sale a Pogliano. Ma qui non ci dobbiamo arrivare, infatti prima troviamo una deviazione a DX per un sentiero che porta all'abbazia.

Distanza: 42 km circa
Dislivello positivo: 650 mt circa
Tempo: 3 ore e 30 minuti circa

GUARDA LA MAPPA


Komoot, invece, ci propone un percorso più arduo:


prendiamo il sentiero 27 da Strada del Cartman, per salire verso la salita asfaltata che porta a Superga da Sassi.

Dopo un bel po' di strada, prendiamo Strada ai Tetti Rocco sulla DX, idem al bivio successivo.
Appena troviamo un sentiero sulla SX, lo prendiamo.
Questo sentiero va verso EST e ci porta ad un posteggio della strada cosidetta "Panoramica" che collega Superga a Pino Torinese.

Da qui si scende verso Palucco e poi Baldissero Torinese su asfalto.
Qui pare che possiamo prendere il "percorso verde di Baldissero" che ci porta al bivio con la strada di Cordova. Qui andiamo verso SUD-EST su asfalto fino a Tetti Valentino.

Poco dopo questa frazione, troviamo sulla SX una sterrata che ci porta al quadrivio di strada Airali.
Prendiamo la strada che va verso EST. Attraversiamo la strada principale, ovvero Via Chieri, e saliamo a Marentino.
Dietro Marentino c'è una serie di sterrate che portano al Lago di Arignano.

Facciamo il giro e proseguiamo verso EST: Barbaso, Borelli (a Sud di Moncucco Torinese) Bardella;
poi verso NORD: Pogliano e Betlemme. Poco oltre questa frazione, ecco il sentiero che porta all'abbazia.

Insomma, questo è un percorso più complicato ma che può dare maggiori soddisfazioni.

Lunghezza: 38 km circa (asfalto: 10 km circa, sentieri: 19 km 500 metri circa)
Dislivello positivo: 870 metri
Tempo: 4 ore e 10 minuti

QUI LA MAPPA

TI PIACE QUESTO ARTICOLO? COPIA L'URL E CONDIVIDILO VIA EMAIL E SOCIAL, GRAZIE.


sabato 2 novembre 2019

Itinerario in MTB #5: CORONA DI DELIZIE DI TORINO

Ecco il giro della CORONA DI DELIZIE di Torino creato con Mapy.cz per le MTB!


L'itinerario proposta da Mapy per le MTB è giusto?
A mio modestisssssimo parere non totalmente.
Ho dei dubbi tra Pianezza e Druento e sull'ingresso in città da Nord-Ovest.

PIANEZZA:
dopo essere arrivati a San Pancrazio, Mapy ci porta troppo verso Nord, mentre potremmo andare direttamente verso Est prendendo una sterrata come via dei Pasturanti, per poi svoltare a DX una volta giunti in via Grange. Questa strada ci porta a Druento.
Ho così dovuto modificare manualmente l'itinerario, anche se un tratto di sterrata, segnata come ciclabile nella realtà, non me la fa percorrere.

CENTRO DI TORINO: 
per arrivare in piazza Castello, Mapy ci fa passare da via Stradella, piazza Baldissera (aiutooo!), via Cecchi, Lungodora Napoli, ecc.
Ho dunque modificato l'itinerario così:
dallo stadio della Juventus si scende a prendere Strada di Altessano per poi svoltare a SX in corso Toscana, poi si supera corso Potenza e si gira a DX in via Borgaro per andare al Parco Dora, da cui si va verso il centro prendendo prima corso Umbria, poi un pezzo di corso Principe Oddone fino ad arrivare in piazza Statuto da cui prendere via Garibaldi.
Non capisco perché Mapy non me la segni come ciclabile, quando in realtà lo è da tanti anni. Ho quindi dovuto inserirla io e, nonostante ciò, non mi convalida l'ultima parte prima di piazza Castello.

ITINERARIO DI CORONA DI DELIZIE DALL'INIZIO ALLA FINE:

QUI TROVI LA MAPPA

Partiamo da Stupinigi per iniziare sotto i migliori auspici questo bel tour della 1^ cintura torinese..

Si sale in sella andando a Borgaretto (OVEST) prendendo o via Borgaretto o una sterrata in mezzo alle cascine di viale Torino.
Attraversiamo questo paesino e prendiamo la ciclabile che costeggia il torrente Sangone.

Arrivati al ponte sul Sangone, lo percorriamo e proseguiamo sempre in direzione Ovest per poi svoltare a DX entrando a Rivalta di Torino ui prendiamo la pista ciclabile che ci porta lungo il Sangone fino a Rivalta di Torino (via Piossasco). La troviamo facilmente perché compare quando termina il parchetto con la pista ciclabile.
La meta, in questo paesino, è il castello degli Orsini: svoltiamo a SX in via Silvio Pellico, poi a DX in via della Vallà e nuovamente a DX in via dei Mille.

Per raggiungere Rivoli col suo castello, molto più grande e famoso, dobbiamo prendere la ciclabile che costeggia la SP143. Andiamo allora verso Nord passando dal Villaggio Aurora (via Oliva, via Dante, via Boccaccio, via Chiomonte, via Monginevro, via Rivoli), facendo qualche salitella per poi scendere in via Rivoli da cui nasce la pista, che inizialmente è sterrata.

Per salire al castello di piazza Mafalda di Savoia, prendiamo queste vie:
via generale Chiapperotti, via Giuseppe Mazzini, via Pullino, via Querro, piazza Guglielmo Marconi e via Vittorio Amedeo II (con salita bella tosta).

Per arrivare al Parco La Mandria di Venaria Reale, dobbiamo uscire da Rivoli e attraversare Alpignano, Pianezza e Druento.

Scendiamo dal castello e tramite corso Alcide De Gasperi, continuiamo a pedalare verso Nord, superando la tangenziale Nord, per poi svoltare a DX in via Gran Paradiso. Qui siamo giunti in prossimità di Alpignano. La via diventa poi Strada della Costa. Superata la linea ferroviaria, svoltiamo a DX in via G. Marconi (va in diagonale verso Nord-Est).

Entrati nel centro di Alpignano proseguiamo verso Nord fino ad arrivare nei pressi del fiume Dora Riparia (via Rivera, parco della Pace). Cerchiamo lo stretto ponte ciclopedonale per attraversare il fiume e poi giriamo alla 2^ a DX in via Pianezza, per poi prendere la ciclabile che scende proprio al fiume e che ci porta alla pieve di San Pietro di Pianezza.

Non so perché, Mapy ci fa tornare indietro di qualche metro al posto di farci salire in via Maria Bricca all'altezza di questa pieve.

A parte ciò, prendiamo questa via in salita, andiamo oltre il centro di Pianezza e continuiamo verso Nord in direzione del Monastero di San Pancrazio. Arrivarci è facilissimo: la strada è tutta dritta.

Da qui dobbiamo svoltare a DX per andare a Druento: da via Levante andiamo a prendere via dei Pasturanti, che è sterrata. Altra scelta strana da parte di Mapy: anziché farci proseguire dritti in via Grande Int. (sempre sterrata), ci fa allungare andando verso Ovest. Comunque arrivare in via Grange è molto facile così come lo è ormai arrivare a Druento.

Le vie per raggiungere la chiesa di San Michele, situata su una piccola collinetta, sono:

via Pianezza, via San Pancrazio, una stradina interna al paese che porta ancora in via S. Pancrazio; dopo pochi metri giriamo a DX in via Carlo Casale per poi girare alla 2^ a SX che prende il nome di vicolo San Lorenzo.
Questo porta in corso Carlo Brero e qui sarà facile trovare la deviazione a SX per la chiesa di cui prima.

Ora non ci resta che andare al Parco La Mandria prendendo prima via De Gasperi e poi viale Medici di Vascello. Sulla destra troviamo un posteggio con la strada che porta al cancello di ingresso del parco.
Una volta dentro possiamo girare a piacimento, tranne in certi sentieri/singletrack per non disturbare la fauna.
Per raggiungere la piazza di Venaria Reale da cui ammirare l'ingresso della Reggia, dobbiamo andare verso EST (viale Carlo Emanuele II, via Amedeo di Castellamonte, infine piazza della Repubblica).

Da Venaria possiamo rientrare a Torino.

Il giro originario di Corona di Delizie prevede il passaggio a Nord della città di Torino, ma secondo me non ha alcun senso allungare il tour quando non ci sono grandi punti di interesse, ad esclusione del parco del Meisino. Certo, se facessimo suddiviso in 2 giorni, la cosa avrebbe un senso, considerando che transiteremo da Sassi da cui è possibile prendere la tranvia con le bici per raggiungere la basilica di Superga (così come, una volta giunti a Torino Sud, potremmo salire al castello di Moncalieri scendendo dal suo centro storico). Ma non è questo il caso, infatti ho deciso di proporre solo questo giro di 1 giorno.

Torniamo al nostro giro: come fa per andare nel centro di Torino?
A Venaria Reale prendiamo via G. Garibaldi in direzione SUD-EST fino ad arrivare all'Allianz Stadium.
Da qui fino in centro non ci sono grandi opportunità per le bici. Io penso che possa andare bene percorrere queste strade:

strada di Altessano, a SX corso Toscana, a DX via Borgaro, Parco Dora, corso Umbria, a DXcorso Principe Oppone, a SX piazza Statuto, dritto via G. Garibaldi e finalmente p.za Castello!

Qui prendiamo via Verdi per andare verso il Po e la collina.
C'è una pista ciclabile che non è il massimo ma che possiamo farci? Andiamo fino al fondo, per poi svoltare a DX e avere al fianco sinistro i Murazzi e dopo poco a destra piazza Vittorio Veneto.

Ora attraversiamo il ponte per andare verso la chiesa della Gran Madre di Dio e proseguire in salita in via Francesco Lanfranchi e via Villa della Regina che ci porta dinnanzi a indovinate cosa?
Proprio lei: Villa della Regina :) Purtroppo un cancello ci vieterà l'ingresso, ma d'altronde questo è un giro in bici.
Da qui immettiamoci in corso Giovanni Lanza che ci porterà al Monte dei Cappuccini. Attenzione alla salita molto ripida.

Una volta scesi, dirigiamoci verso piazza Crimea, il Po e il parco del Valentino. Possiamo passare dal Borgo Medievale facendo attenzione ai turisti a piedi e proseguire la pedalata nel parco lungo il fiume.

Per tornare a Stupinigi abbiamo 2 opzioni:

1 - prendiamo il ponte ciclopedonale sulla DX che supera corso Unità d'Italia e ci porta a Italia 61 e da qui in via Ventimiglia, corso Maroncelli, via Vigliani, parco Gustavo Colonnetti, boschetto di Nichelino (tra i due c'è il Mausoleo della Bela Rosin) e viale XXV Aprile di Nichelino;

2 - continuiamo a pedalare lungo il Po fino a giungere al parco delle Vallere. Cerchiamo l'uscita in corso Trieste (direzione SUD) e prendiamo il ponte pedonale (ci sono i gradini, ma con degli svioli stretti per le ruote delle bici). Sbucati dall'altra parte, la strada da percorrere è un po' più complessa per chi non è del posto:
via Giacomo Bosso, a DX in corso Roma e subito dopo a SX in via Giambattista Vico, poi alla 1^ a DX in via Amilcare Ponchielli (c'è la pista ciclabile) e alla 1^ a SX in via Benvenuto Cellini dov'è c'è il passaggio sotto la ferrovia. Si spunta in Strada Vignotto con davanti a questa la pista ciclabile del Sangone di via Fratelli Bandiera. Sbuchiamo in via Emanuele Artom, alla rotonda in direzione NORD, svoltiamo alla 3^ a DX e costeggiamo il parco Colonnetti.


DISTANZA: 75 KM
DISLIVELLO: +571 MT

TI PIACE QUESTO ARTICOLO? COPIA L'URL E CONDIVIDILO VIA EMAIL E SOCIAL, GRAZIE.