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domenica 27 febbraio 2011

9: Superga + Rivodora

SCARICA QUI LA TRACCIA .KML (da Dropbox)!

Purtroppo le temperature in questi giorni si sono abbassati e se penso che due settimane fa ho fatto un giro in collina solo con una maglietta, ora mi verrebbe da non crederci.

Il giro di questa volta ha come meta il luogo simbolo della collina torinese, ovvero la Basilica di Superga
, ma la salita è in parte sì la solita (Torino-Reaglie-Pino), ma con una piacevole novità nella seconda parte, infatti non si prende la strada panoramica.

La prima salita che si fa per lasciare Torino alle spalle e per raggiungere Pino Torinese, la si prende in piazza Marco Aurelio, ovvero al fondo di via Boccaccio; da qui la strada prenderà il nome di corso Chieri.

A differenza di altre salite della collina, la pendenza non è subito tosta, si sale bene anche con un rapporto abbastanza duro e questo fino a Reaglie; appena superate le casette di questa frazione iniziano le curve e con esse il cambio di pendenza che comunque rimane alla portata di tutti.
Le curve, i tornanti sono ben 16 e per fortuna che ci sono, dato che allietano la salita che è lunga 5,3 km da corso Casale alla rotonda che da Pino porta a Superga (ma alla rotonda si va dritti seguendo questo mio percorso).
Ad un certo punto della salita si vede un ingannevole cartello che dà il benvenuto a Pino T.se., beh, vi avviso del fatto che mancano poco più di 2 km alla fine della salita, quindi non esultate, eheh
Superata la rotonda per la panoramica menzionata prima, si segue la strada principale che da ora prende il nome di Via Roma e ci porta ad attraversare il paese di Pino. E' una fantastica, seppur breve, discesa (almeno nei fine settimana quando non c'è traffico) e anche qui ci sono delle belle curve: 4 prime di arrivare ad un bivio fondamentale per recarsi a Valle Ceppi, frazione nel bel mezzo della campagna fra Chieri, Baldissero T.se e appunto Pino T.se.
Quindi, quando trovate un incrocio semaforico, svoltate a sinistra per via valle Miglioretti (link).


Appena si è svoltato a sinistra, bisogna stare sulla destra siccome la via si sdoppia (ma se sbagliate poco importa: potete tornare giù facilmente, dato che quella strada che va dritto curva subito e corre per pochi metri parallere per poi o scendere o salire), ma non ci sono problemi siccome c'è anche un cartello che dà l'indicazione per Valle Ceppi.
Da qui a Valle Ceppi ci sono 2 km e mezzo, la strada è ottima, percorsa da nessun mezzo, la visuale è ampia ed è tutto un alternarsi di sali e scendi dove ci si diverte sia in salita che in discesa essendo il tutto alquanto ripido.
Un tratto in discesa lo si trova
qui e il secondo qui. Ad ogni curva si cambia, se prima era una salita, ecco una discesa e viceversa. Quando si fa una curva a 90°, dopo una breve salita, si scende "in picchiata" a Valle Ceppi, ma superate le poche case, ecco che tocca cambiare rapporto e salire nuovamente, insomma, la gioia non dura davvero molto (almeno per ora, eheh). Dopo poche centinaia di metri si giunge ad un bivio: svoltando a sinistra si può raggiungere Superga (passando, per chi lo desidera, da Baldissero), a destra invece si scende a Chieri.
Come vedete bisogna prendere la strada che porta a Tetti Barbasso e Tetti Chiapasso (2,2 km ca.), ma non mi risulta di aver letto alcun cartello con sù i nomi di queste frazioni. La pendenza è ancora positiva, ma tutto sommato leggera. Anche in questo tratto, il manto è perfetto.
Dopo la seconda frazione c'è un importante bivio: a sinistra per Superga, a destra per Baldissero (discesa, poi salita, anche abbastanza noiosa essendo un lungo rettilineo a parte qualche ininfluente curva, per raggiungere Superga).
Al bivio si arriva con una leggera discesa e se qui si prende a destra per Baldissero la strada sarà in discesa, ma questa iniziale fortuna verrà compensata dopo poco, come già detto prima, da una lunga salita; se si gira a sinistra per Superga, praticamente seguendo la strada principale (strada Pino Torinese), il chilometraggio sarà inferiore (4,4 contro 5,7 km) e si avrà subito a che fare con una salita tosta, ma che non dura tanto, giusto il tempo di compiere due curve. Dopodichè ci sarà un pezzo di pianura (o falsopiano) e poi alcuni saliscendi in cui, in discesa, si possono raggiungere belle velocità, proprio come nei tratti precedenti in zona Valle Ceppi. Ma a differenza di lì, il paesaggio cambia, infatti anzichè passare fra i campi, si entra in una zona boscosa. Anche qui traffico praticamente assente!
Al fondo della strada si incrocia quella proveniente dalla panoramica e al bivio, per andare a Superga, si gira a sinistra.
Da qui sono 2,5 i km per raggiungere la cima del giro (un cartello dice 2, perchè in effetti è a questa distanza il paesino)
e in questa strada, chiamata non a caso via Superga, il traffico specie durante i giorni feriali è abbastanza intenso e considerando che le corsie sono strette e le curve molte, bisogna prestare una leggera attenzione.
Alla fine di via Superga, per raggiungere la Basilica, basta tenersi sulla destra e fra la strada che scende e quella che sale, beh, penso sia ben chiaro a tutto che bisogna prende la seconda. Sono 550 mt abbastanza impestati, soprattutto se si parte dalla pianura e non direttamente dal paese, eheh. Tornando indietro, fate attenzione nella prima parte perchè, almeno per ora, c'è una canalina divelta, ovvero c'è un bel buco in mezzo alla strada! Ah, alla fine di questa discesa che riporta in paese, sulla destra c'è un edicola, il proprietario molto gentile mi ha dato senza alcun problema dei fogli di giornale che ho usato per tornare in città.

Ora o si scende subito prendendo il tornante e si arriva in zona Sassi a Torino, o si rifà l'ultimo tratto dell'andata che al contrario è molto divertente (guardate l'ultima immagine qui sopra)! Quando si giunge al bivio, anzichè svoltare a destra per Valle Ceppi si va dritti verso Baldissero Torinese, ma si deve girare ben prima per Rivodora. Comunque dal bivio all'incrocio seguente, la strada passa da discesa a salita (assolutamente non atroce, anzi).
Dopo 300 metri inizia la discesa che porta, attraverso due rettilinei e una serie di 3 curvoni consecutivi, alla frazione Bellavista (per chi ci abita) di Rivodora. Il tutto lo si può fare con una velocità elevata: la corsia è larga, il traffico nullo e la strada per fortuna liscia, nonostante sia adombrata specialmente d'inverno Dopo aver superato questa anonima frazione, la strada si può dire che prenda la forma di un serpente per poi scendere con una decisione ancora maggiore attraverso 5 tornanti.
Terminati i tornanti, la larghezza della strada cambia, perciò bisogna fare più attenzione ai mezzi che circolano in senso contrario e, come potete notare anche dalla foto aerea (link), cambia anche il manto stradale, infatti, a differenza del tratto precedento, questo non è stato riasfaltato recentemente.
Iniziano a comparire le prime case di Rivodora e fra pochi metri si passerà per il centro, ma anche qui il traffico è molto limitato per fortuna.
Attenzione: subito dopo la chiesa (sulla destra), la strada ad alcuni può sembrare andrar dritta, invece bisogna stare sulla destra.


La strada prosegue all'incirca con la stessa ottima pendenza, fino a poco oltre Tetti Gilardi e Falchero, infatti a circa 1 km dal termine, per continuare ad avere la stessa velocità, bisognerà pedalare maggiormente.
Questo è l'unico limite amputabile a questa discesa che per 5 km è veramente ottima, tra le migliori della collina, perchè non presenta nè traffico nè curve strette con visibilità scarsa.
Un'altra che mi prometto di provare presto (in realtà già provata 2 anni fa esatti, ma con altre condizioni tecniche e di allenamento) è quella che scende da Cordova a Castiglione T.se (6,5 km). Forse la più difficile!

Lunghezza, da ponte Vittorio Emanuele I: 36,5 km
Dislivello: 600mt ca.
Fontane: n.4 (piazza Vittorio Emanuele I, piazza Gran Madre, corso Chieri angolo strada dei Calleri, basilica di Superga)

mercoledì 23 febbraio 2011

8: Colletta di Cumiana

Partendo da leggermente fuori Torino, in questo caso Beinasco, il giro in blu è di circa 50km, con le deviazioni possibili per Allivellatori (Cumiana), Laghi di Avigliana (da Giaveno), Reano-Rivalta (da Trana) si arriva a 60km.
Per chi vuole andare oltre Beinasco, consiglio di non svoltare verso Rivalta ma di prendere corso Allamano, ovvero la strada che, al pari di corso Francia, collega Rivoli con Torino.


Beinasco è sita all'estrema periferia Sud di Torino, poco oltre la Fiat Mirafiori.
Da questo paese si segue la strada principale che porta ad Orbassano (via Torino/strada Orbassano). Superato il ponte che passa sopra il torrente Sangone, o si continua ad andare dritti o si gira a destra prendendo una pista ciclabile abbasta recente (se siete muniti di bici da corsa ve la sconsiglio perchè v'è un punto pieno di terra sollevata dai camion, ma a parte ciò è molto piacevole con vari saliscendi).

Dopo aver affiancato la zona industriale tra Beinasco e Orbassano e dopo 2,2 km di strada pianeggiante (in realtà leggero falsopiano in salita: al ritorno, se si ripassa di qui, si nota infatti una piacevole differenza) si arriva ad Orbassano. Giunti dinnanzi alla rotonda che dà il benvenuto per l'arrivo in questo paese (insomma, ci si aspettava di meglio, eheh) o ci si addentra (via Torino/via Alfieri) o si prende la SP6 che ci consente di evitare il centro del paese, ma è ovviamente una scelta più pericolosa, oltrechè lunga.

Seguendo il mio consiglio si entra quindi nel paese: il primo tratto è un rettilineo molto veloce senza semafori, ma con rotonde dove non ho mai notato code. Alla terza rotonda (la seconda sulla mappa, siccome è evidentemente una ripresa aerea un po' vecchia) si continua ad andar dritti per via Alfieri. Alla rotonda successiva c'è un altro bivio: o si va dritti per via Castellazzo o si gira a destra passando per il centro storico prendendo via Roma. In questa via vi sono numerosi dossi, una buona dose di traffico automobilisto e pedonale, con piazza Umberto I che presenta un fondo composto di acciottolato, quindi la scelta migliore è la via nominata per prima.
La meta successiva è Piossasco e per prendere la strada che ci porta direttamente in questo paese con facilità, alla rotonda successiva si svolta a destra per poi rigirare a sinistra: via Castellazzo, via Giolitti (dx) e strada Piossasco (sx e link).

Da strada Piossasco a Piossasco sono 4,5 km e non c'è mai un traffico notevole, per fortuna, però bisogna fare attenzione alla grande rotonda presente alla fine di Orbassano, siccome perpendicolare a noi c'è la circonvallazione esterna (SP143).
Il secondo pezzo di questa strada passa in mezzo ad uno stabilimento Fiat, l'ambiente è alquanto deprimente, ma per fortuna si riesce a correre via veloci essendo in pianura. Nell'ultimo km il paesaggio si apre un pò, ma la strada si restringe e le condizioni del fondo peggiorano (affianco vi è una pista ciclabile ma non la consiglio, anche perchè comunque vi passa gente del posto e c'è quindi il rischio di dover frenare troppe volte).
Alla rotonda (anche qui ce n'è una che ci accoglie nel paese) un altro bivio: o a destra per via Torino o a sinistra per via Nino Costa (poi via Alfieri per ricongiungersi con la principale divenuta via Pinerolo).

Via Torino è la strada principale, quindi anche quella più trafficata, con semafori e dossi. Pur non avendola mai percorsa, consiglio la seconda, cioè via N. Costa, che dalla foto aerea risulta più recente e più scorrevole.
Approfittando della pendenza favorevole, si può andare via velocemente da Piossasco per raggiungere la strada che ci porterà a Cumiana. Superate le ultime case del paese si raggiunge la SP6 per girare quasi subito dopo a destra in via Alpi Cozie (la SP6 porta a Pinerolo ed è affiancata da una ciclabile, ma anche qui le bdc non sono le benvenute a causa di rami e terra sulla strada).
Ora che ci si sta allontanando dalla pianura, il paesaggio muta, non abbiamo più industrie e parcheggi, le case diventano sparute e vi è anche qualche albero ad allietarci. Questa strada, via Alpi Cozie, è però stretta ed essendo un rettilineo gli automobilisti si divertono forse un po' troppo a schiacciare sull'acceleratore, c'è però da dire che il traffico non è mai abbondante.
Il mio consiglio è di svoltare a destra per Allivellatori, sia per una questione di sicurezza, sia per godersi meglio la pedalata, infatti se la strada principale è un fastidioso falsopiano, quest'altra è chiaramente in salita (anche se leggera). Questa deviazione, lunga 4,6 km, porta ad attraversare anche un bel tratto ombroso con una discesa e una salita (Trucco Levrino) e termina a poche centinaia di metri dalle ultime case di Cumiana presenti in via Chisola.


Ah, giunti ad Allivellatori, si compie un giro a forma di ferro di cavallo.. (link) e, per allungare ancora un po' il giro, al Trucco Levrino si può girare a destra per Guardia e Montegrosso, ma è un percorso che devo ancora provare!

Alla fine di via Chisola inizia subito la salita su via Giaveno (dx), via che raggiunge la cima del giro, ovvero la Colletta di Cumiana (da cui appunto si può scendere a Giaveno), che raggiunge un'altitudine di poco superiore ai 600mt slm.
La salita è lunga 3,8 km e non presenta strappi, è infatti abbastanza regolare e alterna tratti panoramici ad altri in cui si viene ad essere coperti dagli alberi che costeggiano la strada.
Il tratto più duro è sicuramento quello che comprende i primi tornanti (link), ma subito dopo la pendenza si calma e migliora anche il manto stradale. E' liscio (prima ci sono anche delle buche e, si sente subito la differenza: fare gli ultimi 3 tornanti è un vero piacere rispetto ai primi incontrati, sia perchè ci si è abituati allo sforzo, sia perchè si pregusta l'arrivo, per così dire.
Giunti in cima si può continuare a salire prendendo a destra la strada che porta alla frazione Verna (in quella zona ci fu nel 2008 una gara di Mtb Enduro), salita bella tosta, mentre a destra si trovano dei sentieri (per raggiungere quello che scende a Cumiana si deve salire da dietro la chiesetta).

La discesa purtroppo è più corta (2,5km circa) della salita e totalmente in ombra e in questo periodo dell'anno bisogna fare attenzione alla ghiaietta presente in certi punti (specialmente poco prima di Borgata Case Cont). A favore c'è da dire che non è per nulla trafficata, non vi sono buche e c'è un bel tratto di circa 600 metri in semi rettilineo dove si può prendere una bella velocità.
Al termine si costeggia il Sangone e si raggiunge il ponte che porta a Giaveno.
Da qui si va verso il centro di questo paese e, se d'estate ci si ferma nella piazza principale (piazza Molines) per rifornirsi d'acqua, mangiare un gelato e salire al Colle Braida (o all'Alpe Colombino), in questo periodo, specie se si pedala al pomeriggio, si scende verso Trana (viale Regina Elena/via Torino).
La strada non è eccessivamente pendente, infatti per andare forte bisogna pedalare decisi, ma se si è almeno in due, dandosi il cambio ogni tanto, diventa una goduria (anche perchè si è scaldati dal sole!).
La discesa è lunga 5,6km, il tratto più bello, cioè dalla seconda rotonda (e ultima) alla fine è di 4,7km.Una strada ancora più bella, meno trafficata e con un tratto più pendente (verso la fine), è quella che finisce fra i due laghi di Avigliana.
Per prenderla basta superare il centro di Giaveno come se si stesse salendo per il Colle Braida e la Sacra di San Michele, ma anzichè girare a sinistra al termine di via Roma/via Pacchiotti per via San Michele, si continua dritto per via Avigliana (link).

Una volta giunti a Trana si può optare se salire a Reano (salita veramente corta con un tornate e mezzo) per poi scendere a valle toccando Villarbasse, Rivoli, corso Allamano o Rivalta, o tirare dritto per la strada principale toccando invece Sangano e Bruino.

Nel percorso si trovano alcune fontane:
a Beinasco nel giardinetto fra via Torino e via Mirafiori
(link), a Orbassano tra via Torino e via Gozzano (link), e in via Battisti angolo via Vittorio Emanuele II (link); a Piossasco in via Roma di fronte alla Chiesa dedicata a San Francesco d'Assisi (link); a Cumiana in piazza Martiri 3 Aprile sotto, penso, il mercato coperto (link); a Giaveno in piazza Molines (link).

lunedì 21 febbraio 2011

La classe di Alfredo Martini


90 anni per lui!
"E poi sai cosa c'è di bello nel ciclismo? Mentre pedali puoi pensare, in tanti altri sport no"

domenica 6 febbraio 2011

7: Eremo di Pecetto T.se


Per raggiungere l'Eremo di Pecetto (oserei dire ex, siccome è abbandonato, mezzo distrutto e di fianco c'è un bel popò di transito motorizzato e ciclistico) si possono prendere svariate strade:

1: scendendo e salendo un poco dal Colle della Maddalena, il classico (link)
;
2: salendo da Pecetto, con in mezzo la terribile salita di Strada della Vetta (link);
3: salendo, scendendo e nuovamente salendo da Pino Torinese, un tratto classico per andare o tornare da Superga (link);
4: salendo da Tetti Rosero, frazione di Pino posta sotto questa cittadina (link);
5:
salendo da strada comunale Santa Margherita, quella che inizialmente costeggia villa Genero (link), che poi diventa strada comunale di Pecetto una volta unitasi a strada Val San Martino;
6: salendo da strada Val San Martino (link);

oppure:

salendo da strada Val San Martino Superiore (quella che ho preso ieri), che non è altro se non la parallela di Strada Val San Martino, ma posta ad un'altitudine maggiore.
E' una strada stretta, con tratti molto ripidi e con svariati tornanti, per questo l'ho scelta, ma se non vi piace faticare troppo, di sicurò vi aggraderà per il poco o nullo traffico; d'altronde chi da questa zona di Torino (ponte Regina Margherita) deve andare a Pecetto o Moncalieri, proseguirà per la strada principale, non salirà certo qui, cosa che fa allungare il giro e consumare di più.
E' quindi una strada adatta a noi pedala-tori, perchè ci mette subito alla prova, perchè ci allieta la fatica col fresco e coi tornanti, ma d'inverno la sconsiglio per via delle molte zone in ombre (bagnate) e del sale cosparso in abbondanza che può rovinarci il telaio, il movimento centrale ed anche i copertoni.

Qui sopra potete vedere il tragitto di questa stradina lunga 4,2 km, alla cui fine mancheranno solo più a 1,7 km per raggiugnere l'Eremo di Pecetto.
Se non ricordo male il tratto più duro è quello iniziale, cioè dall'inizio della strada fino a poco dopo la curva a gomito in cui ho scritto "panorama" (di Torino e delle Alpi; anche dov'è scritto "asini" c'è un bel panorama con la Mole).
Per immettersi nella strada principale (strada Comunale di Pecetto) bisogna fare molto attenzione, perchè siamo nel "bel" mezzo di una curva da cui è impossibile vedere i mezzi in discesa: per non rischiare la vita com'è successo a me, consiglio di scendere un po' fino a trovare il rettilineo per poi cambiare la corsia con più sicurezza.


Gli ultimi 1,7 km sono tosti, pur non avendo pendenze "hard" come quelle iniziali di strada Val San Martino superiore, inoltre v'è il traffico automobilistico in ogni giorno della settimana (non tanto, ma è sempre bene tenerlo a mente); le parti più dure le troviamo nel primo tornante (link) e poco prima del colle (link)...
Fare questa strada in discesa è una goduria assoluta: si prende un'ottima velocità grazie ai numerosi semi-rettilinei (ovviamente brevi) e in più ci si diverte, ci si allena nei due tornanti presenti in questo tratto di strada.
Giunti al bivio con strada V.S.Martino superiore io vi consiglio di proseguire dritto, in modo tale da continuare con la vostra veloce andatura e quindi godervi al meglio la discesa. Rispetto alla strada che dal colle della Maddalena va al quadrivio Raby, il manto è pressochè perfetto, almeno io non ricordo di chissà quali buche o rattoppi pericolosi.
Giunti poi all'incrocio con strada V.S.Martino inferiore o proseguite dritti (bella discesa, attenzione in questo punto dove la strada si restringe - link -) o girate appunto per questa strada: mi piace molto il tratto iniziale dove ci sono due tornanti abbastanza larghi che passano accanto ad un bosco (link); per il resto non presenza difficoltà o pendenze eccessive, quindi consiglio di prendere la strada che va a Villa della Regina perchè anche lì si trovano delle belle curve.

Fontane presenti: 1 ad inizo giro.

sabato 5 febbraio 2011

Bici e sale sulle strade

Si scivola pedalando sulle strade ricoperte di sale?
Non lo so! Oggi ho fatto delle curve in discesa a velocità da na-babbo, quindi non so dirvi, probabilmente no, non resta che provare meglio, eheh


In realtà non sto scrivendo questo post sui pericoli delle strade d'inverno, ma sulla manutenzione della bici.
Come già detto le strade, specialmente quelle pre e collinari, presentano un lieve strato di sale atto a sciogliere la neve e il ghiaccio (e se l'han messo è perchè così si scivola di meno) e questo, col passaggio delle nostre ruote, rischia di schizzare più o meno leggermente in aria incollandosi alla catena, ai pedali e al telaio, provocando a lungo andare un'ossidazione.

Bisogna quindi, una volta tornati a casa, usare uno spray per le parti in metallo e passare con uno straccio sotto il telaio, nella zona del movimento centrale, soprattutto se la bici viene riposta in un ambiente caldo. La cantina non è una taverna, cioè non è un ambiente caldissimo, quindi potete lavarla dopo cena proprio come ho deciso di fare io stasera :)
Un'altra zona che va pulita è quella dei cerchi e copertoni, soprattuto questo ultimi dato che li ho trovati molto impiastriccati di sale che secondo me può portare la gomma ad irrigidirsi fino a spaccarsi.

Campanello o fischietto

Ho cambiato diversi campanelli negli ultimi anni, purtroppo tutti, tranne l'ultimo, erano molto delicati e si sono rotti abbastanza presto.
Quello che stavo usando da un anno a questa parte sembra robusto, ma il suono è debole, così stufo di non farmi sentire neanche dai pedoni, oggi ho fatto una saggia e divertente scelta: il fischietto da arbitro!


Non so come mai ce l'avessi, ma una volta tirato fuori da un cassetto, sono uscito con questo fra le labbra pronto a scompaginare i timpani altrui (in realtà l'ho usato pochissimo, ad esempio contro un'automobilista che ha svoltato senza mettere la freccia e in discesa nelle curve di una strada deserta).

Non sarebbe male trovare un sistema per metterselo al posto, ma forse è meglio tenerlo sempre in bocca, anche se dopo un po' può dare fastidio, perchè in questo modo si è sempre pronti e non si devono levare le mani dal manubrio e dai freni.

giovedì 3 febbraio 2011

Ritorno alla Maddalena

E' il primo inverno che pedalo con costanza ed è la prima volta che a Febbraio (più precisamente il 2) mi sono avvicinato così tanto al Colle della Maddalena della collina di Torino (in realtà l'avrei potuto raggiungere benissimo, ma ho preferito scendere a metà del parco per non prendere troppo freddo e scendere troppo stanco).

Il giro l'avevo già descritto in Luglio (clicca qui), quindi ora mi soffermo soltanto su com'è pedalare d'inverno in collina.

Fondamentalmente è come pedalare in pianura, infatti in una bella giornata di sole le condizioni climatiche non variano molto e, considerando che si pedala in salita, anche un grado in meno è il benvenuto.

Si sale bene, perciò sconsiglio un abbigliamento pesante verso cui molti novellini della pedalata invernale potrebbero indirizzarsi (io fin dai primi di gennaio ho optato per una maglietta a maniche corte con sopra una mantellina + paraorecchie + calzamaglia), siccome ci pensa già il corpo a produrre calore.

E' in discesa che si sente la differenza, specialmente dopo una nevicata:
le porzioni di strada costantemente o quasi in ombra, anche dopo giorni dalla nevicata o dal rovescio d'acqua, risultano bagnate e sicuramente in molte zone il manto presenterà buche (non è il caso di questo giro, siccome le buche che si trovano ora dopo il quadrivio Raby ci sono da anni..), quindi bisogna prestare ancora più attenzione, anche perchè nelle zone poco trafficate alcuni automobilisti si divertono a viaggiare a velocità sostenute anche in salita; il mio consiglio è prima di tutto quello di stare completamente sulla destra in questi tratti di strada distrutti e poi eventualmente di girare il volto per vedere se arriva qualcuno (ma soprattutto evitate di portarvi dietro gli auricolari!) per capire se c'è la possibilità di spostarsi verso il centro della carreggiata (ma non è detto che anche lì non ci siano buche..).

Bagnato e buche dunque i pericoli maggiori.
Da non sottovalutare il freddo
che compare per ovvie ragioni in discesa e che può bloccare i nostri movimenti, portandoci ad irrigidirci al punto tale da non essere reattivi e preparati nelle curve dove bisogna sempre spostarsi un pò per prendere la traiettoria migliore e inclinarsi.

Per il resto, un altro mio consiglio è di portarsi dietro una seconda maglietta più una felpa per la discesa e di usare sempre e comunque gli occhiali da sole: anche se siamo d'inverno, quando è dinnanzi a noi (o anche di lato) i suoi raggi picchiano contro i nostri occhi.

martedì 1 febbraio 2011

6: Colle Maddalena d'inverno

Dopo poco più di 200km percorsi in pianura per rispolverare la pedalata e gli scatti, e dopo il giro di Reano (clicca qui), ho iniziato il mese di Febbraio salendo un po' in collina, arrivando precisamente a Pecetto facendo il tragitto già menzionato a maggio (clicca qui).

Questo è un giretto di circa 30 km partendo dalla città, cioè da Torino, che fino all'anno scorso compivo verso la metà di marzo, anche perchè non facevo mai uscite invernali a differenza di quest'anno.
Le gambe girano sicuramente meglio rispetto all'anno scorso (in questo periodo correvo al parco nella nebbia, mentre due giorni fa sulla neve..) e se non fosse per la nebbia sempre più insistente che mi aspetta al rientro in città, ma assente in collina se non ai suoi "piedi", avrei proseguito verso Pino Torinese.

E' molto bello il passaggio dalla città alla collina, questo cambiamento di paesaggio lo si nota subito dopo aver lasciato Moncalieri per Revigliasco, grazie alle case basse, agli alberi, ai campi, ad una bealera e all'atmosfera sicuramente diversa.
L'unico problema è il traffico (soprattutto quando ci son pochi mezzi bisogna fare attenzione perchè la strada essendo un rettilineo invita ad accelerare), quindi consiglio di prendere la scorciatoia (a dir la verità non so se si accorcia, ma mi va di chiamarla così lo stesso) di Tetti Goree (clicca qui) è indispensabile da prendere se si vuole pedalare in tranquillità e sicurezza.
Purtroppo questa stradina la si incontra dopo 1,8km..


Il mio consiglio è, se si va d'inverno, di avventurarsi al mattino
(ma se c'è una nebbia fitta in pianura, anche in collina vi saranno problemi quindi meglio un'uscita più corta al pomeriggio per evitare inutili rischi), facendo un'uscita di 3 ore proseguendo anche oltre Pecetto, salendo ad esempio a Tetti Rosero per andare verso Pino (attenzione, i tratti in salita non scherzano), oppure scendendo a Chieri (a metà della strada che porta a Chieri, si incontra San Felice: anche da qui, girando a sinistra e andando quindi verso Nord, si può salire a Pino)

Come vedete in un tratto ho scritto "Pista ciclabile lungo Sangone", dove per Sangone intendo ovviamente il torrente. Questa pista la si prende al fondo di via Artom, dopo il parco Colonnetti (clicca qui per il punto preciso; la vedete la stradina che compie una curvetta di fianco al palazzetto dello sport col tetto a forma di mammelle?) e consente di evitare la zona periferica che sta fra Torino Sud e Nichelino e ci porta in strada Vignotto da cui è poi facile prendere corso Roma per avvicinarsi a Moncalieri.

Consigli per il tragitto di ritorno:
superata Moncalieri col ponte di corso Trieste, proseguire su questo corso (prendendo però il marciapiede, siccome la strada diventa a tre corsie "accogliendo" chi arriva dalla Tangenziale Sud) fino a quando si incontra un ponte pedonale che supera le 6 corsie di corso Trieste per portarci in via Giacomo Bosso (clicca qui; a sinistra c'è corso Trieste e il ponte, a destra questa piccola via).
Andare dritti per via Bosso fino ad incrociare corso Roma e quindi girare a destra; al semaforo girare a sinistra, attraversare quindi il corso ed immettersi nella pista ciclabile che inizia nella piazzetta di via Vico (clicca qui); da qui si rifà al contrario a strada dell'andata , la strada dell'andata e si ritrova subito la pista ciclabile (questa appena presa termina subito!).

Spero presto di recensire il tragitto di una traversata della collina, sempre che le mie gambe reggano le varie salite (ma oggi le gambe hanno risposto bene) e gli 80km previsti e che il tempo sia clemente.