Dal sito del Corriere della Sera:
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_novembre_18/lettera-padre-giacomo-pubblicita-ragazzo-investito-1902215878409.shtml
"Da alcuni giorni a Milano in piazza Sant'Agostino un'enorme pubblicità di un nuovo modello di automobile copre l'intera facciata di un edificio. Il cartellone è studiato per colpire con forza lo sguardo e comunicare l'idea che l'acquisto di quel veicolo costituirà la realizzazione definitiva di quelle pulsioni trasgressive che oggi sembra indispensabile esibire per stare al mondo. Lo slogan è di quelli già sentiti, ma non potrebbe essere più esplicito «L'unica regola è che non ci sono regole». Riferito all'auto, cioè all'oggetto tecnico che più problemi crea alla vita collettiva delle nostre città, che più morti causa nelle nostre strade, quello slogan dà i brividi. La gente che attraversa la piazza sotto l'enorme cartellone è ridotta a dimensioni minuscole, schiacciata da una presenza fuori scala. Tutti sembrano indifferenti al cartellone, alla volgarità delle sue dimensioni e all'oscenità del suo messaggio. Il cartellone impone semplicemente se stesso e la sua legge al mondo. Alieno e disumano, i milanesi che ci camminano sotto sembrano solo poterlo subire. Provate ad andarci e ditemi se non avrete quella sensazione anche voi. A pochi metri da lì, in via Solari, è morto dieci giorni fa mio figlio mentre tornava a casa in bicicletta. Ai piedi di un albero sul marciapiede, ci sono fiori e parole per ricordare Giacomo. Sono rimasto a lungo lì con il mio dolore, cercando di trarre una speranza dagli sguardi dei passanti, dai gesti rallentati di chi si ferma, dalle due parole scambiate davanti ai fiori. Tutto ciò mi sembra esprimere quel senso di comune appartenenza di tutti noi che lottiamo ogni giorno silenziosamente per dare senso alle nostre vite. So che i milanesi devono poter contare su questo senso di comune appartenenza, e che dobbiamo aiutare le istituzioni cittadine in questa direzione. È un compito di comune civiltà, non tiriamoci indietro."
Davide Scalmani, papà di Giacomo
Sono sconcertato per questi commenti dei lettori del Corriere della Sera:
"LO SLOGAN RIGUARDA IL DESIGN
18.11|15:56 Altier
"La pubblicità in questione è quella di un auto con carrozzeria asimmetrica (due porte sul lato destro, una porta sul lato sinistro). Il non avere regole riguarda la concezione stilistica del veicolo! E' un caso montato a regola d'arte per fare polemiche inutili."
Forse è così, allora perchè non evidenziarlo? I giovani, ma anche gli adulti sia ricchi che poveri, che godono nello schiacciare il pedale dell'acceleratore o che, pur andando veloci, si sentono in perenne ritardo e si incazzano col prossimo appena si trovano nell'impossibilità di sgasare, capiranno che si tratta di design?
Ma cazzo, si chiama VELOSTER, un nome un programma! Possibile che la gente debba sempre giustificare le azioni dei grandi e disapprovare le idee della gente comune a lei simili? Sono tutti servi?
Capisco il padre, ma..
18.11|15:51 andre888
"Per chi vive un enorme lutto è naturale vedere le cose in una certa ottica. Non voglio giustificare quella pubblicità ma mi chiedo, quanti effettivamente avrebbero collegato quello slogan alle tragedie della strada, senza quell'evento tragico accaduto al giovane Giacomo? Le parole del padre sono condivisibili ma, in questo momento il lutto prevale, e qualunque cosa sembra diversa in questa situazione. Non giudicate questo mio intervento come una critica alla lettera del papà di Giacomo, ma come un punto di vista neutrale. P.S. Faccio un esempio banale, se chiedessimo ai familiari delle vittime di omicidio se fosse giusto introdurre la pena di morte credo che la percentuale di Si salirebbe vertiginosamente. Eppure, senza mancare di sensibilità, non possiamo usare chi è in stato di lutto come metro di giudizio."
Peccato che la pena di morte sia approvata in vari Stati sia del mondo che degli Stati Uniti sia dai governi che dalla gente comune e non penso che tutti questi abbiano familiari morti ammazzati. Ma poi che cazzo centra? Non si sta mica dicendo di vietare l'uso dell'auto! Si vuole solo che le pubblicità la smettano di basarsi sulla velocità e sulla potenza e sul menefreghismo e quindi egocentrismo. E' così difficile da comprendere e da vedere l'arroganza della gente che mette in pericolo la vita sia di ciclisti che di pedoni, motociclisti e di tutti gli altri automobilisti che invece vanno a velocità moderata, guardano gli specchietti e si fermano o perlomeno rallentano agli Stop?
Basta!
18.11|15:50 ItalianWay
"E' solo un cartello, è solo un pubblicità! Purtroppo si muore, è la vita. Al bando anche i comignoli perchè l'altro giorno uno ne è caduto in testa a una povera disgraziata in viale Argonne? Per quanto possa comprendere il dolore e lo sgomento per la perdita di un figlio non si può fare dietrologia su tutto per trovare un colpevole che non sia il destino e una somma di eventi nefasti, anche "illegali" per carità. Tra cui andare in bicicletta senza adeguata illuminazione. L'automobile è solo ed esclusivamente uno strumento, che per altro ha migliorato incredibilmente la vita dell'uomo. Come tutti gli strumenti può essere mortale. Anche un semplice paio di forbici lo sono, o un computer se si viene tramite questo adescati da un serial killer. Non riconoscerlo è semplicemente ignoranza. Io, Sig. Scalmani, non mi scandalizzo per nulla nel vedere la pubblicità della Hyundai in questione. Piuttosto: mi scandalizzo di come molte famiglie allevino i ragazzi oggi e in primis della continua ingerenza della chiesa cattolica nel nostro Paese. Un forte abbraccio da chi la pensa diversamente da Lei."
Solo una pubblicità? Non lo sa questo lettore/commentatore che i mass media influiscono i nostri comportamenti coi loro slogan decisi per assecondare le nostre voglie di possesso e consumo per primeggiare sul prossimo, il tutto avente come scopo il profitto, quindi non il benessere altrui?
In bici senza adeguata illuminazione? Ma cosa ne sa! Sa l'orario? Era lì e ha visto che non aveva le luci? Peccato il non aver visto che l'auto incriminata fosse in SECONDA FILA, ops!
ITALIANI, BRANCO DI SCHIAVI DELLE PUBBLICITA', FATE SCHIFO!