Stasera a Torino, dinnanzi al Municipio, si terrà un sit-in di protesta di un folto (si spera) gruppo di ciclisti urbani (ovvero coloro che usano la bici in città al posto di auto, moto e bus) per protestare contro questa città che, come tutte le altre italiane, è solo a misura di auto e non di bici, nonostante i km di piste ciclabili.
Ma cos'è successo di preciso per scatenare questa protesta?
Il 18 luglio, un ragazzo è stato investito da un'automobile mentre si stava recando al Parco Ruffini, attraversando la strada sulle strisce ciclopedonali che dalla pista ciclabile di corso Rosselli, portano appunto in questo parco pubblico. Ha aspetto il verde, è passato, ed è stato violentemente spinto e sbattuto a terra da questo mezzo a motore. Il guidatore è scappato, penso per lo shock, ma dopo poco s'è recato dai carabinieri per auto-denunciarsi.
Io, per evitare di fare una brutta fine, cerco di farmi vedere e di comportarmi come un auto. Se una pista ciclabile non mi ispira, non la percorro (anche se per la legge sarei invece obbligato a farlo.. bah!), ma soprattutto non attraverso col verde come se questo fosse per forza sinonimo di sicurezza: come diceva la mia maestra alle elementari, in bici bisogna avere 8 occhi e 4 orecchie, senza dimenticare il fatto che in un certo senso bisogna prevedere le mosse delle auto. Se si è consci dei pericoli, si starà molto più all'erta e si saprà che movimenti fare.
Comunque, avete purtroppo potuto notare come passare col verde sia pericoloso, anche se pedoni e bici, come le auto e mezzi a motori vari, sono obbligati a passare solo col verde. Ma io un altro recente post ho appunto scritto che un ciclista, per salvarsi la vita, non deve tanto badare al codice della strada, quanto al suo buon senso: se in un piccolo incrocio non c'è nessuno, e se so che col verde le auto non solo andranno nella mai direzione, ma svolteranno pure, beh, io passo col rosso senza alcun problema, perchè prima che alle regole, tengo alla mia vita!
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